La fusione a cera persa
La tecnica a cera persa, per la fusione di statue cave in bronzo di grandi dimensioni, era conosciuta fin dall'antichità. Tra gli esempi antichi meglio conservati, realizzati con questa tecnica, ci sono i Bronzi di Riace, di epoca classica. La tecnica passò in disuso durante il medioevo, restando viva solo nell'Impero bizantino. Fusioni in bronzo di piccoli oggetti erano sempre praticate, ma si trattava comunque di opere "piene", impensabili su grandi dimensioni. Con il Rinascimento, nel quadro del recupero di tutti gli aspetti della civiltà classica, la tecnica venne ripresa.
La prima statua di grandi dimensioni fusa con la tecnica della cera persa in epoca moderna è il San Giovanni Battista di Lorenzo Ghiberti (1412-1416), che venne prudentemente fatta in più pezzi separati, assemblati in un secondo momento. La tecnica del bronzo aveva innegabili vantaggi rispetto alla pietra, poiché la maggiore coesione del materiale permetteva un atteggiarsi più libero nello spazio dei soggetti senza timori di fratture, ottenendo risultati di maggiore naturalezza e vivacità.I vari passaggi,per la maggior parte di chi ammira un'opera d'arte, la realizzazione di una scultura in bronzo resta avvolta da un'aura di mistero. Infatti, sono molte e complesse le fasi di lavorazione necessarie per giungere alla creazione di un oggetto d'arte tramite la tecnica della fusione a cera persa.
Con la formatura l’ artista ricava dall'originale in creta il calco, ossia il negativo dal quale si potranno ottenere le repliche. Durante il getto in cera è immessa nel calco cera liquida che, solidificando, riproduce il soggetto cavo in positivo intorno al quale viene applicata una rete di bastoncini in cera che, confluendo in uno stesso punto, costituiscono la via di accesso del metallo e dell'espulsione dei gas. Quindi nella fase di ritocco, con asticelle di ferro riscaldate, sono ridefiniti accuratamente i dettagli poi il manufatto viene colmato e avvolto con gesso refrattario. Si prosegue con la cottura, in forni adatti, dove il gesso acquista consistenza e la cera si scioglie lasciando il vuoto in corrispondenza della propria impronta.
Negli stampi così ottenuti, durante la fase di fusione, viene colato il bronzo ad una temperatura di circa 1100 gradi. Una volta raffreddato, il metallo viene liberato dal materiale refrattario. A questo punto è necessario un lungo lavoro di rinettatura, che comprende la levigazione delle superfici (raspinatura) e la rifinitura dei dettagli (cesellatura). L'ultimo intervento, la patinatura, conferisce l'aspetto cromatico finale del bronzo evitando una rapida ossidazione e conferendo maggiore valore estetico all'opera.
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